Bendaggio


Il bendaggio è un intervento a carattere infermieristico (previo esame medico) atto a migliorare le condizioni fisiologiche degli arti del paziente, spesso infatti trova applicazione in caso di presenza di edemi, scarso ritorno venoso del sangue refluo dagli arti inferiori conseguente a forte scompenso cardiaco, presenza di trombosi venoso profonda e stati clinici che obbligano il paziente ad un’immobilità prolungata a letto. 

Si tratta di un tipo di intervento multidisciplinare che richiede la collaborazione della figura medica, ad esempio, nel caso in cui si possa essere difronte ad una TVP, paziente in cura con anticoagulanti o antiaggreganti, esclusione di un sottostante problema arterioso e ossigenazione di tessuti, in tal caso se ne sconsiglia l’uso per un possibile aumento della probabilità di incorrere nella necrosi dell’arto. L’applicazione si suddivide in tipologie di bendaggio che riporteremo qui in seguito:

  • Bendaggio flebologico, sfrutta situazioni diverse a seconda che si desideri agevolare una “pressione di riposo” (statica) o di una “pressione di lavoro” (dinamica).
  • Pressione di riposo (PdR), la quale dipende essenzialmente dall’elasticità strutturale della benda che tende rapidamente a recuperare la lunghezza di base, una volta distesa per l’avvolgimento spirale. Notevole è l’elasticità residua. Si genera un effetto compressivo di superficie che tuttavia non riesce a contrastare l’espansione dei ventri muscolari sottostanti.
  • Pressione di lavoro (PdL), dipende invece dalla validità dell’espansione di contrazione dei muscoli delle gambe. Infatti, i muscoli surali sono strutture capaci di accorciarsi durante la loro attività. I ventri muscolari si gonfiano in senso latero-laterale, esercitando un’utile azione di compressione e spremitura sui vasi venosi profondi.

Tipologie di Bende:

  • Bende anaelastiche o a ridotta estensibilità: (estensibili sino al 40% del valore basale). Possono essere adesive o meno ed esercitano una pressione di lavoro molto elevata e a bassa pressione di riposo. La benda a corta estensibilità, cioè con estensibilità inferiore al 70% in tensione del 50% circa, esercita una compressione di circa 8-12 mm Hg. È un bendaggio inefficace per persone non deambulanti.
  • Bende a media elasticità: (estensibili fra il 70-140% del valore basale). Esercitano una pressione di lavoro meno elevata e una discreta pressione di riposo. La compressione in tensione è di circa 18 mm Hg e vanno rimosse la sera. Si possono usare in pazienti con edema poco deambulanti, ma con necessità di rimozione del bendaggio per medicazioni frequenti.
  • Bende a lunga elasticità: (estensibili più del 140%) esercitano una pressione bassa di lavoro e molto alta a riposo. La pressione esercitata è molto alta: 38-42 mmHg, di conseguenza, il bendaggio confezionato con questa benda è sempre mobile e va rimosso alla sera. Sono usate per il mantenimento dopo la riduzione dell’edema, su arti distrofici dove le calze sono controindicate.

Vi sono delle controindicazioni generali all’uso dell’elastocompressione, che ricordiamo è pur sempre l’applicazione clinica di una prescrizione medica e sono: scompenso cardiaco, arteriopatia cronica obliterante, paziente non autosufficiente e malattie dermatologiche.

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