Il bypass aorto-coronarico è un intervento di maggiore frequenza nell’ambito della cardiochirurgia, viene applicato per bypassare un condotto vascolare ostruito e permettere al sangue di apportare nuovamente ossigeno ai tessuti a rischio necrosi. I primi interventi di questo tipo risalgono agli anni 60’ del secolo scorso e da allora la chirurgia in questo tipo di ambito ha fatto passi da gigante sia in termini di tecnica di intervento sia per le conseguenze post-operatorie, permettendo quindi di allungare l’aspettativa di vita del paziente. L’intervento consiste in una sternotomia iniziale (sternotomia mediana), dopodiché il cardiochirurgo si occupa di un segmento della Vena Safena da un altro distretto anatomico (recentemente viene scelta anche la Mammaria) che andrà a suturare a valle dell’occlusione vasale. Successivamente collega l’altra estremità della vena a monte e più precisamente su un’incisione precedentemente fatta sull’aorta. Questo permette al sangue appunto di “saltare” la parte occlusa e ripristinare il flusso precedentemente interrotto. Vi sono vari tipi di intervento e solitamente i più frequentemente applicati sono:
- Intervento tradizionale – Il paziente, tramite alcune cannule, viene collegato ad una macchina cuore-polmone, dopodiché il cuore viene fermato attraverso una soluzione cardioplegica, per poi essere fatto ripartire a intervento in fase di ultimazione.
- Anestesia epidurale – In tempi recentissimi sono stati praticati interventi di questo tipo con pazienti in anestesia epidurale, il che ha aperto nuove prospettive in quanto, soprattutto nei pazienti anziani, si evitano i rischi di un’anestesia generale.
- MIDCABS – (Minimally Invasive Direct Coronary Artery Bypass Surgery, bypass coronarico mediante procedura chirurgica mini-invasiva). Questa metodica prevede l’accesso al cuore tramite una incisione di 8-10 centimetri praticata al 4° o al 5° spazio intercostale dell’emitorace anteriore sinistro. Per il bypass viene utilizzata l’arteria mammaria interna di sinistra che risulta essere il vaso più importante per la rivascolarizzazione del miocardio infartuato. Caratteristica importante di tale intervento è il fatto che vi è una minore invasività (non si pratica la sternotomia) e non vi è necessità di utilizzo della macchina cuore-polmone visto che l’intervento viene svolto a cuore battente.
- Intervento a cuore pulsante – Il cuore del paziente continua a battere durante l’operazione. Questo metodo comporta rischi minori per pazienti di alcuni tipi.
Vi sono ovviamente dei rischi associati a questo tipo di intervento: infezioni, infarto peri-operatorio, sanguinamento, ictus, insufficienza renale o respiratoria. Secondo le ultime stime il tasso di mortalità dovuto a questo tipo di intervento si attesta all’incirca sul 1%.
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