Cancro


Il cancro è chiamato anche neoplasia (dal greco νέος, nèos, «nuovo», e πλάσις, plásis, «formazione») o tumore (dal latino tumor, «rigonfiamento»), si tratta di una crescita incotrollata e anormale delle cellule, determinata da alterazioni del patrimonio genetico, ed è alla base di una vasta gamma di malattie classificate secondo criteri univoci e internazionali. 

Rappresenta una delle principali cause di morte nei paesi sviluppati occupando una buona parte dello sforzo medico e il cui studio e applicazione viene chiamato oncologia.

Le neoplasie sono malattie con una stretta correlazione con l’ambiente di vita nel 90-95% dei casi, nel 5-10% vi è una concausa genetica. Per fattori ambientali, si intendono qualsiasi fattore eziologico (cioè che precisa l’agente causale di una malattia) che non venga ereditato geneticamente.

Alcuni comuni fattori ambientali che contribuiscono alla mortalità da cancro includono il fumo (25-30%), l’alimentazione e l’obesità (30-35%), le infezioni (15-20%), le radiazioni ionizzanti, lo stress, la mancanza di attività fisica e gli inquinanti ambientali.

Per far sì che una cellula si trasformi in un tumore è necessario che accumuli una serie di danni al suo sistema di controllo della riproduzione. Tutte le cellule cancerose e precancerose presentano alterazioni, spesso molto estese, del loro assetto cromosomico, il numero dei cromosomi può risultare alterato o addirittura mancanti (aneuploidia). Il casuale disordine genetico che caratterizza le cellule tumorali spiega l’estrema variabilità per aspetto, effetti, sintomi e prognosi delle molte forme di cancro note. 

Alla base della patogenesi del tumore c’è la mutazione di determinati geni:

  • Geni oncosoppressori;
  • I proto-oncogeni;
  • I geni coinvolti nella riparazione del DNA.

Le mutazioni necessarie per lo sviluppo della malattia sono le seguenti:

  • assenza di inibizione dipendente dalla densità (le cellule normali si moltiplicano fino a una definita densità cellulare, raggiunta la quale diventano quiescenti);
  • assenza di matrice extracellulare (spesso digerita da proteasi) che favorisce l’invasione di tessuti normali adiacenti;
  • ridotta capacità di adesione con altre cellule o componenti tissutali;
  • acquisizione dell’autonomia moltiplicativa per sopravvenuta incapacità a sottostare ai meccanismi regolatori della proliferazione cellulare;
  • acquisizione della capacità di replicazione illimitata per effetto dell’espressione della telomerasi o con sistemi alternativi chiamati “ALT”
  • angiogenesi: formazione di nuovi vasi sanguigni per fornire ossigeno e fattori nutritivi alle cellule tumorali;
  • perdita della cosiddetta inibizione da contatto;
  • riduzione o perdita della capacità differenziativa;
  • riduzione o perdita della possibilità di andare incontro a morte cellulare programmata (apoptosi).

Possiamo quindi ben comprendere quanto sia difficile il trattamento di una malattia con una patogenesi così ampia e importante, lo sviluppo della stessa quindi è legato a un’enorme quantità di variabili come età, sesso, gruppo etnico di appartenenza, sito anatomico e fattori ambientali a cui la persona è stata esposta. 

All’interno di questo complesso quadro quale è il ruolo dell’infermiere? 

Innanzi tutto, dobbiamo differenziare lo svolgimento del lavoro in base al setting in cui ci troviamo, difatti sarà ben diverso se il contesto in cui è inserito è un reparto di degenza oppure un servizio territoriale, così come le caratteristiche assistenziali saranno ben diverse se il focus del suo lavoro sarà la campagna di sensibilizzazione della popolazione ai vari screening. 

  • Ambito clinico intra-reparto: Il paziente oncologico per le stesse complessità che la malattia presenta è una persona che richiede un’attenzione particolare. Dopo l’accertamento iniziale sarà compito dell’infermiere focalizzarsi su quelli che sono i punti deboli e di forza così come le varie diagnosi infermieristiche che presentano modelli compromessi, che a ragion veduta possono essere molti e sovrapposti: 
    • Difficoltà nutrizionali legate alle terapie a cui è sottoposto: stomatiti del cavo orale, gengiviti, per i tumori delle alte vie respiratori e della zona buccale possibilità di estrema irritazione delle mucose ostruzione meccanica, alterata motilità intestinale.
    • Alterazioni della propria immagine corporea correlate alla presenza di devices, perdita di peso, alopecia consequenziale a chemio e radioterapia.
    • Insorgenza di eritemi, escoriazioni, forti irritazioni della cute e delle cavità ricoperte da mucose correlate a radioterapia.
    • Alterazione del fabbisogno metabolico imposto da alcune tipi di diete, ageusia, scarso introito calorico rispetto al metabolismo con conseguente cachessia.
    • Difficoltà respiratorie (tipiche ovviamente del cancro al polmone e delle vie respiratorie) con conseguente compromissione degli scambi gassosi e rischio di ipercapnia.
    • Alterazione del ritmo sonno-veglia secondaria ad ansia, depressione, stress o farmaci con capacità eccitatorie.
    • Astenia e difficoltà nello svolgere le attività quotidiane.
    • Disturbi della sfera emotiva e cognitiva correlati alla difficoltà e l’impatto della patologia.
  • Ambito Territoriale: La strutturazione dei vari interventi si presenta con forme e necessità ben differenti rispetto a quelli che compongono il lavoro inserito in un setting ospedaliero. Qui, infatti, l’infermiere sarà chiamato a migliorare la condizione di vita quotidiana del paziente in quella che è la sua routine giornaliera con assistenza basata su un indice estrapolato dalle varie scale di valutazione (Barthel Index, BADL, IADL). Gli interventi solitamente vengono strutturati prima da un’equipe che comprende varie figure (OSS, Fisioterapisti, Psicologi, Medici di medicina generale, Oncologo che ha in carico il paziente) e vengono attuati in giorni ben stabiliti con una frequenza che varia in base alla natura dell’intervento stesso e del quadro generale del paziente. Quindi il ventaglio di situazioni che possiamo trovarci di fronte è molto ampio: medicazioni semplici o complesse, gestione dei vari devices (es. Porth, CVC, PICC), valutazione del paziente nel suo complesso (nutrizione, stato psicologico, contesto sociale), raccolta e spiegazione di dubbi di varia natura legati alla malattia o alle terapie a cui la persona è sottoposta, gestione di eventuali nutrizioni parenterale e dei presidi atti a somministrarla, coadiuvandosi sempre con tutte le figure che ruotano attorno a questa tipologia di pazienti.
  • Ambito Day Hospital (DH): in numerosi presidi ospedalieri è presente questa tipologia di reparto, qui il paziente si reca per un quantitativo di ore che è rappresentato dalla tipologia di terapia a cui esso sarà sottoposto. Difatti come si evince dal nome non si tratta di un setting di degenza, qui la persona sarà accolta da uno staff infermieristico e medico dove potrà ricevere il trattamento in un ambiente idoneo, sotto la supervisione e l’attuazione di un team sanitario composto da professionisti formati.
  • Ambito Prevenzione: qui si svolge una parte fondamentale del nostro lavoro, rispettando quelle che è oramai il pensiero comune riguardo alla “Medicina Preventiva”; gli infermieri si impegnano ad educare il cittadino ad uno stile vita che ne migliori la qualità, prolunghi l’aspettativa e l’autonomia. Questo perché, unito alle campagne di screening, permette di avere nel prossimo futuro una cittadinanza più salute, più responsabile, informata su ciò che è necessario per poter preservare il proprio benessere, con un abbattimento dei costi assistenziali, una minore pressione sugli ospedali, un’ottimizzazione delle risorse e un abbattimento degli sprechi legati alla cura e all’assistenza di una popolazione anziana ma sempre meno in buona salute

Considerati questi aspetti sarà quindi fondamentale per il professionista impostare la propria assistenza basandosi su quelli che saranno gli obbiettivi (NOC) e coadiuvando tutta la parte che riguarda gli interventi (NIC) atti a migliorare quella che è la condizione del paziente a 360 gradi.

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