Infermieri neolaureati nelle corsie Covid-19: il Buddy System per gestire lo stress


Quando l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha designato il 2020 come l’Anno internazionale dell’Infermiere e dell’Ostetrica, celebrando i 200 anni dalla nascita della fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, Florence Nightingale, non aveva idea di come sarebbe iniziato l’anno per gli infermieri di tutto il mondo.

Durante la pandemia di Covid-19 è emersa la professionalità e la preziosità del personale infermieristico. L’emergenza Coronavirus ha fatto riscoprire anche l’importanza del Sistema Sanitario Nazionale ed il valore di chi vi presta servizio: medici, infermieri, operatori sociosanitari e altri professionisti che di fronte all’emergenza di un nemico sconosciuto hanno saputo reinventare la professione facendo i conti con le proprie insicurezze, paure e con la morte, trovando un’ancora di salvezza nel rapporto coi colleghi e riscoprendo il lato umano dell’assistenza.

C’è una categoria in particolare che ha risentito di questa emergenza: sono tutti quelli assunti durante l’emergenza e che hanno cominciato a lavorare in reparti Covid. Moltissimi giovani sanitari sono passati, nel corso degli ultimi mesi, dagli esami universitari alla trincea dei reparti: neolaureati che appena entrati nel mondo del lavoro si sono trovati “in prima linea”. Una generazione segnata profondamente, dal punto di vista professionale e personale, che ha dovuto cimentarsi da subito in ruoli delicati. Sono stati in migliaia a rispondere agli appelli delle Asl, che li hanno assunti con contratti rinominati poi “contratti Covid”.

Oggi, un anno dopo, ci chiediamo: ma a che costo tutto ciò? Quali sono oggi i danni che questi professionisti riportano?

La salute mentale degli infermieri durante COVID-19

Foto di insulti nell’ascensore di casa di un infermiere da parte dei condomini del palazzo

Il Consiglio internazionale degli infermieri (ICN) ha riferito che “ci sono prove evidenti che gli infermieri stanno vivendo livelli di stress senza precedenti”, affermando inoltre che gli infermieri sono ad “alto rischio di sindromi da risposta allo stress conclamate, ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, malattia cronica e burnout”. Carichi di lavoro impossibili, paura dell’esposizione al COVID-19, la mancanza di assistenza all’infanzia, insieme ai lunghi turni, carenza di dispositivi di protezione individuale, mancanza di tutorship per i nuovi neoassunti della sanità e morte di pazienti e colleghi, sono tutti fattori che stanno contribuendo al peggioramento della salute mentale degli infermieri. Ci sono inoltre rapporti che dimostrano come la violenza contro i professionisti sanitari infermieri non si è fermata neanche con l’emergenza COVID-19: hanno purtroppo fatto notizia diversi casi in cui i professionisti sanitari sono stati insultati o definiti “untori” da condomini o vicini di casa per il fatto di lavorare a contatto con pazienti Covid. 

La pandemia ha colpito la forza lavoro infermieristica nel momento stesso in cui il personale stava già sperimentando uno stress diffuso, problemi di salute mentale e burnout. Da alcuni studi si rileva che, rispetto ad altre situazioni di emergenza come le catastrofi, durante un’emergenza sanitaria gli operatori possono essere colpiti da un importante stress psicofisico dovuto principalmente alla preoccupazione di contagiarsi e di contagiare pazienti e familiari. Inoltre, il carico di lavoro aumentato riduce il confronto con i colleghi e aumenta la probabilità che possano emergere emozioni di rabbia, frustrazione o ansia.

Migliorare il supporto e abbattere lo stigma per la salute mentale

Gli infermieri corrono un rischio considerevole di stress correlato al lavoro, maggiore di quello della popolazione lavorativa generale o di quello di altre professioni. 

Lo stigma nei confronti della salute mentale ed una percepita “incapacità di far fronte” si riscontra anche tra molti infermieri facendo si che ancora oggi molti siano riluttanti a rivelare tali difficoltà e non trovare il “coraggio” di richiedere supporto per il benessere psicologico. È fondamentale affrontare lo stigma associato alla ricerca di aiuto, altrimenti anche le iniziative di sostegno meglio pianificate e dotate di risorse non saranno efficaci.

L’intensità delle reazioni emotive in alcuni casi può compromettere la nostra capacità di tutelarci e prenderci cura degli altri. Ad esempio: difficoltà a mantenersi lucidi nel prendere decisioni, riduzione dell’efficacia delle strategie di gestione dello stress, irritabilità, attivazione automatica di schematismi e comportamentali rigidi.

Quale può essere quindi una soluzione?

L’implementazione del Buddy system nelle corsie ospedaliere

Fin da piccoli, la maestra a scuola ci accoppiava con un compagno/a di classe in occasioni come gite o brevi tragitti al di fuori della classe. Il fatto di dover “prendersi cura” del proprio compagno aumentava in noi il senso di responsabilità e diminuiva il rischio che ci allontanassimo dalla classe. Il Buddy System si basa per lo più sui medesimi concetti.

Si tratta di un metodo che prevede che due colleghi coinvolti nell’emergenza lavorino affiancati, divenendo responsabili della sicurezza personale l’uno dell’altro e sostenendosi nella reciproca capacità di affrontare circostanze avverse. Uno/a “il Buddy” dell’altro/a.

Il 6 marzo 2020 l’OMS ha diffuso un documento contenente alcune raccomandazioni per favorire la gestione dello stress associato all’emergenza sanitaria globale da COVID-19 che contiene alcuni messaggi rivolti agli operatori sanitari; tra questi anche il Buddy System, le cui modalità di applicazione durante la pandemia sono state elaborate dal Professor Emanuele Caroppo.

Come funziona il Buddy system:

  1. Creare un team di almeno 2 persone e imparare a conoscere il contesto di provenienza, l’esperienza precedente, il ruolo professionale del compagno di lavoro (soprattutto se diverso dal proprio) e, infine, restare vicino e comunicare regolarmente col proprio compagno di lavoro.
  1. Fare attenzione alle condizioni pericolose, alle esigenze di sicurezza e ai fattori di stress
  • Identificare i punti di forza e di debolezza del proprio compagno di lavoro;
  • Monitorare lo stress del proprio compagno (compresi i fattori di stress ambientale);
  • Controllare il carico di lavoro del proprio compagno di lavoro e incoraggiarlo a fare delle pause quando necessario;
  • Osservarsi a vicenda mentre si indossano e si rimuovono i dispositivi di protezione individuale.
  1. Gestire lo stress per prevenire il burnout
  • Comunicare i bisogni di base e i limiti alla leadership: far sentire il proprio compagno “sicuro” di parlare apertamente;
  • Incoraggiare sonno, esercizio fisico e alimentazione regolare;
  • Riconoscere le situazioni difficili e riconoscere i risultati raggiunti, anche quelli piccoli;
  • Individuare le opportunità per alleviare lo stress;
  • Riconoscere l’eventuale burnout e discuterne l’impatto;
  • Parlare delle reciproche esperienze.

Consigli pratici:

Cosa fare

  • Sii un buon ascoltatore del tuo compagno;
  • Comunica attivamente con il tuo compagno per capire la sua prospettiva;
  • Contatta un compagno che potrebbe avere difficoltà;
  • Offri aiuto per esigenze pratiche o assistenza;
  • Chiedi aiuto se hai motivo di credere che il tuo amico possa essere un rischio per se stesso o per gli altri.

Cosa non fare

  • Offrire diagnosi o trattamenti clinici;
  • Assumere il ruolo di terapeuta;
  • Esprimere un giudizio su persone o decisioni;
  • Essere intrusivi verso il compagno forzandolo a discutere dei problemi.

Conclusioni

Il Buddy System è un metodo per aumentare l’efficienza di due individui abbinandoli insieme in modo che collaborino sostenendosi l’un l’altro. Ciò consente di facilitare il processo di onboarding, traducendolo in un migliore risultato a lungo termine per l’organizzazione e il dipendente. In un contesto emergergenziale come quello che stiamo vivendo, risorse come il Buddy System sono da implementare affinché l’infermiere neoassunto abbia la possibilità di essere assegnato ad un collega più esperto (il cosiddetto “Buddy”) che ha la responsabilità di rispondere alle sue domande e scongiurare eventuali outcomes negativi per la sicurezza del paziente.

È fondamentale, inoltre, offrire un supporto psicologico a chi lavora in prima linea, a stretto contatto con i pazienti affetti da COVID-19. Trascurare tali problemi potrebbe poi a lungo termine favorire il cronicizzarsi dei sintomi. Oggi, un anno dopo, bisogna lavorare attivamente per la promozione della salute mentale e del benessere degli infermieri come una necessità fondamentale. È necessario un approccio preventivo per migliorare la salute della popolazione degli infermieri, migliorare gli outcomes dei pazienti e ridurre i costi sanitari. Al tempo stesso le aziende sanitarie devono offrire e promuovere programmi di abbattimento dello stigma per i problemi di salute mentale tra i professionisti della salute. Non solo, è fondamentale in una fase di crisi attivare, laddove il professionista ne sentisse la necessità, un servizio potenziato di ascolto rivolto agli operatori sanitari – tramite le SOSD Psicologia Clinica – offrendo un servizio quotidiano in tutti i presidi ospedalieri con l’obiettivo di favorire la decompressione emotiva, in particolar modo in quei soggetti che lavorano in prima linea nella cura dei pazienti con COVID-19.

Danilo Mariniello lavora come infermiere presso l’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Attualmente svolge il ruolo di Infermiere Coordinatore per le Attività di Prevenzione e Promozione della Salute e Stili di Vita Sani per l’Assocazione della Croce Rossa Italiana – Comitato di Firenze.

Bibliografia/Sitografia

  1. Year of the Nurse and the Midwife Link
  2. Global nursing body issues warning on nurse mental health during Covid-19 crisis Link
  3. Nurses on coronavirus frontline facing ‘abhorrent’ abuse from public Link
  4. Center for Mental Health Services [1994]. Disaster response and recovery: A handbook for mental health professionals. Rockville, MD: Substance Abuse and Mental Health Services Administration, U.S. Department of Health and Human Services
  5. OMS [2020]. “Coronavirus Disease (COVID-19) Outbreak: Rights, Roles and Responsibilities of Health Workers, Including Key Considerations for Occupational Safety and Health”
  6. Bellandi T, Cerri A, Mastrominico E, Mengozzi C, Papani M, Piccione S, Renzetti F, Tartaglia R (2017). Benessere di medici e infermieri, performance e conseguenze sulla sicurezza dei pazienti. Collana salute e sicurezza. Inail, Direzione Regionale Inail per la Toscana.

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